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Sanità morta per assenza di riforme

Rubens Curia, ex dg della Regione, boccia l’azione dei Commissari “accanimento terapeutico” e invita la politica ad un’azione decisa per riorganizzare la gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere.

“Non è stata compresa la malattia e si è sbagliata la cura”: Rubens Curia, ex dirigente del dipartimento salute della Calabria commenta a Calabria Extra i risultati del piano di rientro a 10 anni dalla stipula e nove di commissariamento. Il medico, oggi in pensione, è stato dirigente del Dipartimento Salute, responsabile dell’Area Lea e per un periodo (giunta Loiero) dirigente dell’Asp di Vibo, ha scritto un libro “Manuale per una Riforma della Sanità in Calabria” (Edizioni Città del Sole) nel quale ripercorre le vicissitudini della sanità calabrese e traccia una strada per uscire dal cul de sacin cui si è infilata la Calabria. Secondo Curia per “l’assenza di riforme”. Il medico guarda alla Lombardia e al Veneto che negli ultimi 9 anni hanno elaborato e approvato due piani sanitari “mentre la Calabria è ferma a quell’maxi emendamento di 12 anni fa che ha trasformato le 11 Asl in 5 Asp.” Troppo poco per far funzionare un settore che costa 3,4 miliardi di euro a cui bisogna sottrarre il 10% rappresentata dalla cambiale da pagare alle altre regioni per la mobilità passiva.

Il Sud e la Calabria non rispettano le leggi a partire dalla 133/99 e il successivo decreto legislativo 229 che impone il “Federalismo Sanitario”, introducendo i Livelli essenziali di assistenza (Lea), la responsabilità gestionali delle Regioni con Piani di rientro e Commissariamenti. Strumenti che hanno inginocchiato la Calabria.

Per Curia, molti del Decreti del commissario ad acta per il piano di rientro sono “insufficienti e tardivi” perché è urgente una riforma organizzativa delle aziende sanitarie e ospedaliere e tutto ciò che il Commissario propone è solo un “accanimento terapeutico”. Per la Calabria non c’è tempo da perdere “il futuro della sanità va costruito adesso”,è cambiato lo scenario, è cambiata la domanda e le esigenze dei cittadini. Il 40% dei calabresi ha una patologia cronica.  Fa notare che Regioni come Lombardia e Veneto hanno rimodulato negli ultimi anni il piano sanitario proprio per venire incontro alle nuove esigenze di diagnosi e cura. Qui in Calabria, invece, è tutto rimasto fermo, immobile. E il piano di rientro non ha fatto altro che peggiorare le cose. Le Case della Salute, dopo 10 anni non sono state realizzate, dei 160 milioni originari ne sono rimasti 65. “Uno strumento che i politici non hanno compreso e che rappresentavano una riposta importante”. Con il Piano di rientro, spiega Curia, si sono chiusi i piccoli ospedali, che davano risposte e non è stato realizzato nulla.

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