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Il bubbone dell’Asp di Reggio

La normativa antimafia sostituita con l’autocertificazione, i “rapporti malati” tra azienda e sindacati. Gli affari di una pletora di studi legali.

Così hanno depredato l’azienda di Reggio. Ecco il dossier dell’ex Dg Brancati, 34 pagine di denunce circostanziate del malaffare che imperava da anni. Non solo doppi pagamenti di fatture e stipendi erogati a condannati per anni.

Asp Reggio Calabria

Diversi dipendenti che continuavano a percepire lo stipendio nonostante condanne definitive con l’interdizione dai pubblici uffici, tra questi anche il mandante dell’omicidio Fortugno; Commissioni disciplinari mai costituite al punto che ogni comportamento sanzionabile passava in cavalleria. Medici condannati, promossi e risarciti per mobbing; Caos amministrativo e gestionale; Bilanci non approvati dal 2013; una pletora di studi legali che si sono arricchiti facendo incassare ai propri clienti due volte la stessa fattura; contenziosi per decine di milioni di euro; rapporti sindacali privi di regolamento con singoli sindacalisti che trattavano benefit e di fronte al “no” avviavano, come ritorsione, campagne mediatiche denigratorie. E’ questo il quadro che l’ex Dg dell’Asp di Reggio Giacomo Brancati ha vergato in 34 pagine consegnate alle autorità sull’Asp di Reggio Calabria su quello nei circa 3 anni di direzione dall’Asp di Reggio Calabria. Brancati, nominato commissario, poi direttore generale dalla giunta regionale è stato “sfiduciato” alcuni mesi fa su esplicita richiesta di alcune sigle sindacali e dei sindaci della Locride. Tre le accuse mosse a Brancanti “l’immobilismo” amministrativo, anche nella definizione delle assunzioni autorizzate e nella gestione degli appalti per l’edilizia sanitaria. Quest’ultimi sono stati affidati da Brancati alla Stazione unica appaltante della Regione dopo che c’erano state “pressioni” per affidarli alla stazione appaltante provinciale.

Il contesto con cui ha dovuto fare i conti Brancati e suoi più stretti collaboratori, tra cui il direttore amministrativo Elisabetta Tripodi, era difficile. Basti pensare che il settore “Beni i servizi” era rimasto senza dirigenti da metà 2017; c’era un’errata applicazione della normativa sull’acquisizione dell’informativa antimafia, sostituita con l’autocertificazione con imprese interdette che, in questo modo, continuavano a lavorare indisturbate. Ma l’elenco delle disfunzioni è lungo: mancati controlli sistematici sulle prestazioni acquistate dagli erogatori privati accreditati, cliniche, residenze per anziani e poliambulatori; ufficio economico e finanziario senza responsabili qualificati; 258 posti letto in strutture che gestiscono la Salute Mentale con “contratti ponte” senza accreditamento definitivo. Quando si è cercato di mettere ordine sulle partite contabili e i doppi pagamenti, sono arrivati gli atti di vandalismo all’ex Asp di Locri con allagamento dei locali dove veniva conservata la contabilità e gli atti amministrativi conseguenti. Il quadro finanziario era desolante: oltre 500 milioni di euro di fatture pagate con il rischio di doppi e tripli pagamenti e altri 300 milioni di debiti ancora da pagare nonostante la disponibilità di risorse in cassa; Atti ingiuntivi che, su disposizione dei direttori generali precedenti, non venivano segnalati all’ufficio legale e l’azienda in giudizio era inadempiente e soccombente per decine di milioni di euro; personale in ruoli apicali e delicati per l’azienda che se ne andavano in pensione senza lasciare traccia del proprio operato. Sistema marcatempo dei dipendenti puntualmente non funzionante perché rotto da chi non voleva controlli.

Sul piano economico/finanziario la voce di bilancio “sopravvenienze passive” era superiore di 20 milioni di euro rispetto alle stime. L’Asp era di fatto una “finanziaria”, le somme di interessi passivi da riconoscere per ritardi nei pagamenti dei fornitori erano di gran lunga più alti della quota capitale. E poi riguardo ai dati contabili del passato, risultano ancora oggi pagate numerose assegnazioni giudiziarie derivanti da decreti ingiuntivi, le cui contropartite contabili non sono chiuse e da qui la vicenda del doppi pagamenti e la conseguente mancanza di dati certi per approvare i bilanci.

Asp Reggio Calabria

A tale imponente mole di dati va ad aggiungersi la definizione dei cosiddetti “mandati interattivi”, ovvero ordinativi di pagamento emessi senza l’indicazione della contropartita contabile di debito.

Per tali documenti è necessario individuare le fatture e le ragioni che hanno determinato il pagamento. La mancata conoscenza delle fatture pagate ha determinato la possibilità di effettuare doppi pagamenti. (inserire grafico con Mandati interrattivi)

L’Asp, dopo il susseguirsi di 11 direttori generali/commissari dall’istituzione nel 2012, dopo un lungo periodo di commissariamento per mafia, era diventata un campo minato e Brancati, così come precedentemente Santo Gioffrè, l’altro commissario che aveva fatto emergere il malaffare che si annidava negli uffici, hanno avuto vita difficile nel gestire l’azienda. Eppure molti fatti erano ben noti dal 2012 ai ministeri vigilanti (Economia e Salute) e ai commissari, come si evince anche dai verbali del tavolo di verifica.

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