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Il caso Gioffré, il medico-scrittore disarcionato dal M5S

I cinque mesi di inferno sulla poltrona più scottante d’Italia. Dai retroscena della nomina e qual giorno che fece scappare alcuni avvocati mentre intascavano soldi non dovuti.

La vicenda di Santo Gioffré alla guida all’Asp di Reggio Calabria per 5 mesi, che fa esplodere il marciume dei doppi e tripli pagamenti e disarcionato da poteri della Stato, non può passare inosservata. Ginecologo presso quello che resta l’ospedale di Palmi, Gioffré è conosciuto per essere uno scrittore. E’ con meraviglia che appresi, il 27 marzo 2015, della sua nomina da parte della giunta regionale. Lui stesso con un post su Facebook, di pochi giorni fa, arricchisce di aneddoti e retroscena quella nomina. “Non la avevo mai richiesta”. Fu quasi costretto ad accetare.
“Si racconta che in quella seduta di Giunta Regionale – scrive nel post -, nominati tutti gli altri Commissari, rimaneva il nodo di Reggio. Si narra che, dopo una serie di nomi, non trovando la persona adatta, visto che i Commissari dovevano essere tutti medici, qualcuno disse “Se avete bisogno di uno che racchiuda in sé integrità morale e capacità amministrativa perché non nominate Santo Gioffrè?” “Perché” fu risposto, con meraviglia ” Santo Gioffrè è medico? Io lo conosco come scrittore, fine intellettuale e militante politico. Se è così, va benissimo…”
Gioffré, che probabilmente si aspettava un incarico alla cultura e non nella sanità, cercò di desistere. “ Io avevo fatto la campagna elettorale, intensamente, per le regionali, credendo di lottare per un mondo nuovo…Alle mie resistenze, fui pregato di accettare, perché si era in emergenza”.
Dopo pochi giorni dalla nomina iniziano le campagne stampa a colpi di comunicati e interrogazioni per destabilizzarlo. L’Asp di Reggio era un inferno, commissariata per infiltrazioni mafiose, dal 2012 fino al 2015 si erano succeduti manager a seguito di dimissioni dopo pochi mesi. Gioffré, un giorno mi telefono perché voleva vedermi, era giugno, venne a trovarmi a Rende, passeggiamo per oltre un’ora, mi confidò l’inferno che stava vivendo, nel suo volto l’amarezza per gli attacchi che subiva quotidianamente. La frustrazione era palpabile e la voglia di mollare tutto molto forte.
Ad innescare la miccia ed avviare la campagna denigratoria nei confronti di Gioffré alcuni personaggi della Piana di Gioia Tauro che riuscirono a potare sulla stessa posizione alcuni esponenti di primo piano del Movimento5 Stelle. Lo accusarono di tutto, compreso di aver cospirato contro la città di Gioia Tauro per aver fatto donare dalla Provincia un terreno nel territorio di Palmi alla Regione per la costruzione del nuovo ospedale della Piana.
Il “Tallone di Achille” di Gioffrè era la candidatura alle elezioni comunali di Seminara, che aveva perso due anni prima, ciò rendeva la sua nomina inconferibile in base dalla legge Severino. L’obiezione dello studio forense Salazar, a cui Gioffré si rivolse nel momento in cui doveva accettare la nomina, era che la Severino fosse applicabile alla nomina di direttore generale e non a quella di commissario. Tesi fatta a pezzi dall’Anac, con una nota vergata da Raffaele Cantone nella quale sollevava però dubbi sulla stessa legge e per la quale il presidente Oliverio venne anche sanzionato con l’interdizione di tre mesi nel fare nomine. “Quel parere era sostenuto dal Dipartimento Regionale alla Sanità. D’altronde – racconta – come si poteva sostenere l’inverso se chi mi aveva preceduto era stato candidato alle Regionali del 2010 e, a legge vigente, nel 2014 era stato, prima Direttore Sanitario e, poi Commissario Straordinario?”.
Nel mentre Gioffré si difendeva dagli attacchi esterni, inizia il lavoro e comincia a scoperchiare “il sistema”. “Sospetto, come sosteneva in un rapporto il mio Direttore Amministrativo, che gran parte delle attività degli anni passati, svolte, “erano criminogene”. Più vado avanti – racconta – e più mi si attacca, nel mio più totale distacco e non curanza di costoro. Quando scoprii la truffa della transazione fasulla, con annullamento e denuncia alla Procura, questi ebbero l’ardire di fare un comunicato dal titolo “Il Fratello minore di Montalbano scopre una truffa” per sfottere…perché potevano sfottere.”
“Dopo 5 mesi e dopo innumerevoli richieste, Cantone, potente Zar ( così, una volta, lo indicò il giornale La Repubblica) – scrive Gioffré -dell’Anti-corruzione, caso unico in Italia, mi sollevò d’imperio dal mio incarico quando ero arrivato a capire il meccanismo con cui venivano illegalmente sottratti milioni di euro all’Asp, la mancanza di carte tra il 2007 e 2011, e proprio quando mi stavo attrezzando a ricostruire i bilanci dell’Asp. Ero riuscito a mettere persone di integerrima integrità e di alta professionalità in tutti gli Uffici strategici dell’Asp. Ero diventato pericoloso. Pensate che il decreto del mio sollevamento arrivò all’Asp quel venerdì 4 settembre 2015, a Mezzogiorno, e nessuno mi disse nulla, per la gioia che provarono, sicuramente. Io, quel giorno, lavorai fino alle 8 di sera. Alle 11 di notte seppi dalla cosa da un giornalista.”

 

Incontro Santo Gioffré, a margine della presentazione dell’ultima opera letteraria, “L’opera degli Ulivo” alla libreria Ubik di Cosenza. Un’intervista più di amarezza. In pochi minuti la rappresentazione dell’inferno dell’Asp di Reggio e la domanda: “Chi deve intervenire? Il povero commissario che ogni giorno si vede aggredito dal sindacato, dalla magistratura, dalle persone e da chi ti viene a chiedere cose?”
Buona visione.

 

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