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La sanità delle clientele e il fallimento del Piano

Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, analizza le difficoltà della sanità calabrese e bacchetta la cattiva politica.

Se è vero che un calabrese su sei decide di farsi curare fuori dalla Calabria, è anche vero che “un calabrese è obbligato a farsi curare fuori”. I motivi sono tanti, “perché non ha fiducia”, anche quando la risposta la potrebbe trovare qui, perché localmente “ha mille difficoltà per raggiungere i servizi”. Il presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, accetta di parlare a calabriaextra.it per esprimere il suo punto di vista, in un momento in cui i problemi della sanità calabrese hanno assunto una connotazione nazionale politica e mediatica, forse, senza precedenti. “Noi siamo funzionali al pareggio di bilancio delle cosiddette regioni forti”, dice il presidente dell’Ordine “perché gli oltre 300 milioni di euro all’anno di mobilità passiva servono per pareggiare i bilanci delle Asl, principalmente, di Lombardia e Veneto”.
Corcioni non nega che a Cosenza qualcosa è cambiato in meglio negli ultimi anni, “ci sono stati dei segnali di inversione ma le cose vanno seguite”. Un auspicio? “Mi piacerebbe vedere nei profili che vengono scritti per i concorsi a primario gli obiettivi da raggiungere e non è amico mio, amico tuo, amico suo”.
Sul Piano di rientro è convinto (come tanti in Calabria) che “non ha comportato un miglioramento dei servizi ma una riduzione”. “ Tagli ripetuti e consolidati”, puntualizza “seppure alcune cose andavano cambiate, altre chiuse”. E in questo contesto il commissariamento che poteva anche essere un’opportunità, “perché doveva essere sganciato dall’interesse immediato della politica, invece prima c’era il commissario che era anche presidente e poi i direttori generali sono stati nominati dal presidente eletto e sono quelli che hanno “il vero potere clientelare”, personaggi che spesso agiscono per nome e per conto dei politici. “Mettere quella prima pietra, sistemare gli amici” è la mission di alcuni dg, “la mammella della sanità la politica non l’ha lasciata mai perché la sanità è un mondo in cui le leggi si interpretano, per cui la discrezionalità è decisiva, e il futuro di ognuno è legato a questa discrezionalità”. “Tutti i singoli vanno lì a chiedere imbasciate, favori, discrezionalità orientata, chiosa e “se la politica non fa questo non c’è motivo che esista.”

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