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Oncologia: Campania, Basilicata e Puglia in rete con AMOre, la Calabria resta fuori, in attesa di una delibera di adesione

Già il nome nutre speranza: AMOre (Alleanza Mediterranea Oncologica in Rete). Gli Istituti di ricerca, ricovero e cura dei Tumori di Campania, Basilicata e Puglia si mettono insieme per promuovere la mobilità del personale di ricerca e trattenere quanto più possibile pazienti ed evitare la mobilità verso le grandi strutture del Centro Nord. A fine novembre 2017 la prima stretta di mano e l’annuncio, nelle scorse settimane l’ufficialità dell’istituzione del Consorzio. La Calabria resta fuori, eppure aveva chiesto di farne parte con l’ospedale di Cosenza. L’adesione avrebbe dovuta farla la giunta regionale con una delibera, ma qualcuno ha obiettato che fosse di competenza dell’Ufficio del Commissario. E nell’attesa che qualcuno decida, sempre più pazienti decidono di curarsi fuori dalla Calabria, come confermano i dati Pne 2018 rilasciati nei giorni scorsi da Agenas. 

Cure tumorali: la Calabria v/s Regioni del Sud

Contrariamente alle tre regioni del Mezzogiorno, la Calabria, pur avendo circa 2 milioni di abitanti, dopo la fallimentare esperienza della fondazione Campanella, non ha più un centro di riferimento per le cure tumorali. Nel 2011, l’anno di picco di ricoveri della “Campanella”, si raggiunse la cifra record di prestazioni e ricoveri per un valore di produzione di circa 20 milioni di euro. Poi, atteso che la fondazione doveva essere trasformata in IRCCS e non sono mai stati trasmessi i dati al ministero, è iniziato il lento declino fino alla chiusura, con il trasferimento delle unità operative in gran parte dal Mater Domini. A fronte di un valore della mobilità passiva di oltre 300 milioni di euro, per le sole patologie tumorali la Calabria rimborsa alle altre regioni poco meno di 100 milioni di euro. In larghissima parte di tratta di strutture di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Il Lazio attrae principalmente per i tumori femminili con l’ospedale “Gemelli”.

La Basilicata

Nel 2008 ha istituito l ‘Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata (CROB) con sede a Rionero in Vulture, è riconosciuto a livello nazionale con Decreto del Ministro della Salute ( 2008) nella specializzazione oncologica.
L’Istituto è Ente del Servizio Sanitario Regionale, dotato di personalità giuridica pubblica e di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile. Tre dipartimenti: Medico, Chirurgico e dei Servizi, qui vengono curate tutte la patologie oncologie e l’istituto collabora con gli altri ospedali della regione. Per un territorio di 500 mila abitanti, il valore della produzione è di 57 milioni di euro e il bilancio del 2018 è stato chiuso con una differenza positiva tra costi di produzione e prestazioni erogate di 1,5 milioni di euro. Garantisce ai pazienti le più innovative cure tumorali con un’effettiva presa in carico del paziente.

La Puglia

La sanità pugliese dopo anni di piano di rientro, può contare in strutture pubbliche e private di altissimo livello, capaci di attrarre pazienti dalle altre regioni del Sud. Ha sede a Bari l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) della Puglia. Il bilancio 2018 è stato chiuso con un valore della produzione di 68 milioni di euro e la Regione e altri enti locali hanno garantito altri 23 milioni di euro di contribuiti. Dal 2015 l’istituto ha ricevuto l’accreditamento di Clinical Cancer Center, secondo quanto stabilito dall’Organizzazione degli Istituti del Cancro Europei (OECI). La Puglia è la regione del Sud con la più bassa mobilità passiva (8%) contro il 21% della Calabria. Nella rete oncologica pugliese fanno parte anche grandi strutture pubbliche e private e l’Università di Bari, negli ultimi 50 anni, ha formato e specializzato migliaia di medici, diversi ancora oggi operano in Calabria.

La Campania

Ha sede a Napoli l’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione Giovanni Pascale”, fondato nel 1933 ad opera del Senatore Giovanni Pascale; L’Istituto è stato il primo istituto oncologico italiano a dotarsi di una organizzazione in Dipartimenti d’Organo, nei quali Oncologo, Chirurgo, Radioterapista, Medico-Nucleare, Anatomo-Patologo potessero lavorare insieme per valutare, seguire e curare, ciascuno secondo la propria competenza, la stessa malattia, al fine di convogliare le diverse conoscenze disciplinari, per migliorare i risultati diagnostici e terapeutici. L’obiettivo è quello di realizzare una sempre più diretta integrazione della ricerca nei percorsi diagnosticoterapeutici attraverso la partecipazione dei ricercatori traslazionali ai Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM), che rappresentano la articolazione funzionale delle attività dell’Istituto. I ricercatori del “Pascale” partecipano attivamente alle più importante ricerche internazionali sulle terapie immunologiche come hanno sottolineato i media nazionali di recente.

L’Istituto conta su 188 posti letto ordinari e 42 posti letto per ricoveri diurni. Ogni anno si registrano circa 17 mila ricoveri e 260 mila prestazioni specialistiche. I numeri di bilancio dicono che costa 112 milioni di euro e i ricavi da prestazioni sanitarie e sociosanitarie sfiorano i 30 milioni di euro.

In un contesto in cui Campania, Basilicata e Puglia decidono in mettersi in rete, la Calabria decide di “ballare da sola” e a “ballare”, invece, sono i pazienti alle prese con disfunzioni di ogni tipo, a barcamenarsi tra reparti, tra servizi non erogati e liste di attesa anche per delle semplici analisi cliniche.

Oltre il Pollino non è difficile trovare strutture dove con professionalità di fanno diagnosi, interventi chirurgici,  stadiazioni (classificazione dei tumori), cure (trattamento chemioterapico o radioterapico), follow up (controlli programmati) di tutte le patologie tumorali; dove l’ammalato viene preso in carico e guidato nei percorsi di cura e i familiari “coccolati” da personale dedicato all’accoglienza.

Anche da questa vicenda si desume come la Calabria sia sempre più isolata. Incapace a soddisfare la domanda di salute dei cittadini a fare rete, a costruire percorsi di gestione condivise.

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